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Di tutto un po' ma niente spoiler












Villaggio di Carva

Autore: Yakumo
Luogo: Villaggio di Carva
Data : 1 maggio 132

La locanda era un po' squallida, come le persone che la frequentavano. L'oste ormai non puliva nemmeno più il locale da chissà quanto tempo, visto che sui tavoli vi era ormai l'orma della polvere e dell'unto di chissà quale specialità culinaria. Tutto sommato però era un locale piacevole, perché vi era gente allegra non troppo altezzosa, che amava divertirsi, anche se molto spesso si cominciavano risse per qualsiasi inezia.
Alcune persone erano già ubriache, ed era notte solo da qualche ora. È piuttosto divertente sentir parlare un ubriaco, ti racconta tutto sulla sua vita, ma non abbellendo le vicende o mentendo spudoratamente, bensì con una genuina sincerità che non si trova più nelle persone.
A volte è utile per avere più informazioni possibili, ma spesso è semplicemente divertente ascoltare cosa pensano realmente sulle proprie mogli, capi, amici ed altro. Una volta una persona piuttosto introversa, che tutti consideravano seria e perbene si era ubriacata senza volerlo e aveva spettegolato per tutta la notte sui suoi vicini, sulle sue abitudini di vita un po' particolari ed addirittura sull'oste stesso della locanda. Non mi sono mai divertita come quella sera, ovviamente anche l'oste, finché non arrivò a parlare di lui. Lo buttò in strada senza tanti complimenti, rubandogli persino la sacca delle monete come risarcimento per le birre, ma prendendosi ovviamente molto più di quello.
Questo era l'unico posto dove potevo rilassarmi veramente, con tutta la confusione che vi era non si riusciva nemmeno ad ascoltare i propri pensieri, ed era proprio quello che volevo.
Stavo sorseggiando un boccale di birra annacquato, specialità ovviamente della casa, quando vidi un mercante entrare nella locanda.
Qui vi passava di tutto, abitanti del paese, mercenari di passaggio, umili mercanti, ed altri tipi poco raccomandabili come me, ma quello che mi colpì non era tanto il fatto che non lo conoscessi, quanto che la sua figura risultasse piuttosto ridicola, visto che si vedeva lontano un miglio che non era davvero un mercante. Era troppo magro e striminzito per esserlo e lo stesso abito rosso era troppo pulito per essere mai stato usato. Da tempo ero ormai a conoscenza che i mercanti erano troppo avidi per comprarsi abiti nuovi e finivano per indossare indumenti unti o sporchi a causa della merce che trattavano. Solamente i mercanti più ricchi potevano permettersi un guardaroba più fornito, ma ovviamente non si sarebbero di certo fermati in una locanda come questa.
Era di un'altezza media, occhi neri come i capelli e quest'ultimi tagliati corti, ma tutto sommato niente di notevole da notare. Questo si fece strada fra le varie persone e si diresse al bancone per parlare con l'oste. Iniziarono a chiaccherare ma ovviamente non potevo sentire, non tanto per la distanza fra il mio tavolo e loro, quanto perché tutti gridavano e parlavano a voce alta perché un po' brilli. Poco dopo però, l'oste mi indicò con il dito ed il mercante mi si avvicinò.
Sembrava piuttosto preoccupato, ma ovviamente non potevo sapere per cosa.
«Mi scusi signorina, mi è stato detto che lei fa certi lavori che...»
Mentre parlava aveva allungato l'occhio sopra il mio corsetto di pelle, scrutando la forma del mio seno, ma non terminò la frase, perché estrassi un coltello e lo piantai sul tavolo.
«Senti cocco, io certi lavori non li faccio e non li farò mai. Quindi se non vuoi diventare un eunuco che serve nei templi ti conviene sloggiare.»
Dissi su tutte le furie.
«Mi scusi, mi sono espresso male. Intendevo dire che lei accetta lavori senza troppe spiegazioni diciamo... superflue.»
Disse l'uomo. Il suo imbarazzo era accentuato dal fatto che non riusciva a nasconderlo, infatti aveva tutto il viso rosso, come il colore di un ottimo vino.
«Sì, diciamo che se paga bene non mi faccio molte domande. Cosa vuole esattamente?»
Chiesi incuriosita, il mercante se era davvero un mercante (e ne dubitavo) aveva comunque abbastanza soldi per permettersi questo camuffamento.
«Vorrei che portasse una piccola cassa nel sud. C'è un porto che fiancheggia la costa...»
«Weastear»
Lo interruppi nuovamente.
«Sì. Dovrebbe portare lì la cassa, ed imbarcarla sulla prima nave per il continente Eosian».
Ci riflettei qualche secondo, visualizzando mentalmente il percorso da fare.
«È parecchia strada, ci vorranno come minimo tre settimane e dovrò passare per alcune zone non proprio sicure... questo le aumenterà il costo della spedizione.»
«Non è un problema»
Disse agitato, come se qualcosa lo turbasse.
«Le offro mille monete subito, con le quali si pagherà tutto quello che le serve, anche una scorta se vuole, ed altre mille monete alla consegna».
Ci pensai un attimo, contattare altre tre o quattro persone mi sarebbe costato parecchio, senza contare tutta l'attrezzatura ed i viveri. Comunque rimaneva una bella sommetta e non avevo molte scelte, visto che i soldi stavano per finire. Tentai lo stesso di aumentare la cifra, in fondo sembrava piuttosto accondiscendente.
«Mille e duecento monete subito ed altrettante alla consegna»
Dissi, e rimasi stupita che accettasse tanto velocemente.
«Le darò i soldi, ma non deve assolutamente, e le ripeto, assolutamente, aprire la cassa... ci sono dei cari ricordi che non voglio vengano toccati.»
Ovviamente mentiva sull'ultima parte, forse era qualche merce rubata... comunque non mi interessava, lui pagava ed io eseguivo. Detto questo mi disse che lo avrei trovato tre giorni dopo, alla mattina, sulla via sud che usciva dal paese e che lì mi avrebbe dato la cassa. Detto questo se ne andò di fretta dalla locanda.
Anche il fatto che voleva vedermi fuori dal paese stava ad indicare che la merce scottava.
«Beh meglio, così sarò sicura di avere subito i soldi, ed in caso di guai non ci saranno lamentele.»
Pensai tra me e me. Ora dovevo trovare altri tre fannulloni che mi seguissero, solo che non mi piaceva avere intorno gente poco fidata, avrei dovuto tenere sempre un occhio aperto mentre dormivo e questo non mi piaceva.
Nel paese c'era tanta gente, ma contattare le persone giuste sarebbe stato un lavoraccio. Almeno ne valeva la pena, milleduecento monete...
«Finalmente per un po' starò tranquilla.»
Pensai.
Anche se ero assorta nei miei pensieri vidi chiaramente che Iovanni era entrato nella locanda e si guardava in giro. Ci mancava solo quella, quell'uomo era davvero testardo. Era piuttosto tarchiato e non molto alto, e la sua faccia si riconosceva subito lontano un miglio, visto che sembrava la scorza andata a male di un'arancia.
Mi alzai lentamente e, sempre tenendo le spalle rivolte verso di lui per non farmi vedere, cercai di uscire lentamente dall'uscita posteriore, senza dare troppo nell'occhio. Se solo quell'impiccione dell'oste non si fosse messo di mezzo...
«Ehi Still, mi dovrai una percentuale per questo lavoro che ti ho trovato.»
Disse ridendo. Solo sentendo nominare il mio nome Iovanni si girò dalla mia parte e mi vide. Come al solito iniziò l'inseguimento.
Uscii di corsa dalla locanda e presi un vicolo poco frequentato sulla sinistra. Iovanni come sempre non era solo e, assieme ad altri due scagnozzi, iniziò ad inseguirmi.
«Fermati cagna di una ladra, mi devi risarcire brutta vipera!»
Mi urlò dietro. A quanto pare si era accorto che quello che lui credeva un flirt non era altro che uno stratagemma per rubargli un'altra preziosa collana. Dopo cinque volte che l'avevo derubato usando lo stesso metodo anche la sua zucca vuota l'aveva finalmente capito.
Corsi più che potevo, questa voltra non sarebbero bastate un po' di moine per salvarmi, lo sapevo che era meglio lasciare il paese ma questa volta l'avrei fatto per davvero.
Svoltai per diverse stradine ma loro erano sempre lì dietro di me. Iniziavo a stancarmi di questo gioco e decisi che era meglio far perdere le mie tracce nel bosco lì vicino. Loro mi erano sempre dietro, quindi uscii dal villaggio e mi inoltrai nel boschetto. Mi muovevo a zig zag, cercando il più possibile di usare l'oscurità della notte ed il fitto degli alberi per nascondermi. La fievole luce lunare filtrava fra i rami delle conifere permettendomi di avere abbastanza luce per muovermi. Un brivido mi percorreva tutta, probabilmente dovuto all'aria frizzante della sera ed all'erba che, ricoperta di goccie di rugiada, mi bagnava le gambe. Oppure semplicemente l'emozione di farla franca un'altra volta. Riuscire a sfuggire ad un inseguitore era davvero emozionante, quasi quasi mi sarei potuta divertire... la luna, il bosco, l'inseguimento e la faccia di Iovanni che non era riuscito a prendermi potevano concludere veramente bene la serata. In fondo era per quello che ero un ladra, oltre per necessità economiche, anche per l'adrenalina che seguiva ogni azione furtiva, sempre all'erta alla possibilità che qualcuno mi scoprisse, sempre sul filo del rasoio.
Ero talmente presa da questi pensieri che non mi accorsi nemmeno che mi ero persa. La zona in cui mi trovavo infatti non la conoscevo ma le voci dei tre che mi seguivano erano sempre dietro di me.
Continuai lo stesso a correre, ma questa volta la stessa oscurità, che mi aveva aiutata, mi stava ora ingannando. Non vidi infatti che il terreno scendeva bruscamente di alcuni metri, come una frattura del terreno, ed io, come se non avessi già abbastanza problemi vi caddi dentro. La profondità della buca non era molto grande, ma vi caddi dentro senza accorgemene, picchiai la testa su una roccia e persi conoscenza.